Satira è vita
I disegni del Fondo Flaiano della Biblioteca Cantonale di Lugano
con cinquanta testi di Ennio Flaiano

Cesenatico, Casa Moretti
7 giugno - 7 settembre 2003

 

il comunicato stampa

Ennio Flaiano

dalla Presentazione del catalogo
In questi tempi l’unico modo di mostrarsi uomo di spirito è di essere seri

Ennio Flaiano

Satira è vita

I disegni del Fondo Flaiano della Biblioteca Cantonale di Lugano con cinquanta testi di Ennio Flaiano

Comunicato stampa

Casa Moretti inaugura sabato 7 giugno alle ore 18.30, la mostra Satira è vita: una esposizione giocata ancora una volta sul rapporto fra parola scritta e arti figurative. L’occasione nasce dalla collaborazione che l’istituto di Cesenatico ha instaurato da anni con gli altri centri di conservazione di carte novecentesche e in particolare gli "Archivi di Cultura Contemporanea" di Lugano, dove è conservato, tra gli altri, l’archivio di Ennio Flaiano (Pescara 1910 – Roma 1972), lo scrittore e umorista italiano, autore di fondamentali sceneggiature per Federico Fellini e altri registi, e protagonista a fianco di Mario Pannunzio di quella straordinaria esperienza culturale che fu la redazione del "Mondo".

La mostra di Casa Moretti proporrà ai visitatori, accompagnate da brevi scritti di Flaiano, circa 80 opere provenienti dall’Archivio di Lugano, di artisti che ebbero con lo scrittore un rapporto di intensa frequentazione e amicizia, tra gli altri: Federico Fellini, Mino Maccari, Orfeo Tamburi e Amerigo Bartoli. Saranno inoltre presenti alcuni disegni dello stesso Flaiano.

Le opere esposte testimoniano cinquant’anni di storia italiana, interpretando con il linguaggio provocatorio ed esuberante della satira, momenti, fenomeni, personaggi che hanno riempito le pagine della cronaca e qualche volta della storia; disegni e schizzi spesso realizzati occasionalmente, tra amici, magari proprio durante le riunioni di redazione del "Mondo".

I quindici lavori di Federico Fellini risalgono quasi tutti al 1958, anno in cui Flaiano con Tullio Pinelli e il regista riminese stavano scrivendo La dolce vita; sono soprattutto disegni e caricature di personaggi della cultura e dello spettacolo. La presenza più consistente è però quella di Mino Maccari (Siena 1898 – Roma 1989): trenta fra acquarelli, inchiostri e matite; altrettante frecciate satiriche e caricaturali rivolte ai premi letterari, alla legge Merlin, alla situazione politica del primo e secondo dopoguerra italiano, che sprigionano nel loro insieme una inconfondibile carica multicolore. Altro nome di rilievo è quello del marchigiano Orfeo Tamburi (Jesi 1910 – Parigi 1994), uno dei maggiori esponenti della Scuola Romana e dei cosiddetti "Italiens de Paris"; ma occorre ricordare ancora almeno Amerigo Bartoli (Terni 1890 - Roma 1971), pittore e ritrattista finissimo, noto soprattutto per le caricature pubblicate negli anni Venti sul "Selvaggio" di Maccari e poi sul "Mondo" negli anni Cinquanta e Sessanta.

Gli "Archivi di Cultura Contemporanea" – annessi alla Biblioteca Cantonale di Lugano - conservano, oltre al Fondo Flaiano, anche altri importanti archivi di scrittori, come quello di Giuseppe Prezzolini. Una fisionomia simile a quella di Casa Moretti, che nella casa natale dello scrittore Marino Moretti conserva ancora la sua biblioteca e le carte autografe. La collaborazione tra i due istituti (che si inserisce nelle più ampie relazioni con altri archivi letterari italiani, come il Centro Manoscritti di Pavia e il Gabinetto Vieusseux di Firenze) consentirà la prossima estate agli ospiti di Cesenatico di avvicinarsi alla figura di uno dei più acuti e disincantati testimoni del Novecento italiano, la cui opera può bene essere riassunta dall’aforisma presentato quale incipit della mostra: "In questi tempi l’unico modo di mostrarsi uomo di spirito è di essere seri".

Satira è vita. I disegni del Fondo Flaiano della Biblioteca Cantonale di Lugano con cinquanta testi di Ennio Flaiano, a cura di Diana Rüesch
Casa Moretti, 7 giugno - 7 settembre 2003
Catalogo: Pendragon (Bologna)
Info: Casa Moretti, 0547.79279

Ennio Flaiano in un disegno di Mino Maccari

Ennio Flaiano, nato a Pescara nel 1910 e morto a Roma ne1 1972, ha studiato architettura, passando poi al giornalismo e alla critica teatrale e cinematografica. Nel 1974 ha vinto il premio Strega col suo unico romanzo Tempo di uccidere (Longanesi). Ha lavorato per il cinema come autore di soggetti e sceneggiature per registi quali, tra gli altri, Antonioni, Blasetti e Fellini. Ha dato alle stampe due volumi di racconti: nel 1956 Diario notturno e nel 1959 Una e una notte (entrambi Bompiani). In seguito sono apparsi: nel 1960 Un marziano a Roma (Einaudi); nel 1970 Il gioco e il massacro (Rizzoli) che ha ottenuto il premio Campiello; e poi, nel 1971, Un marziano a Roma e altre farse (Einaudi), e Le ombre bianche (Rizzoli) ne1 1972. Sono usciti postumi, fino a oggi, diciotto volumi tra cui anche due testi cinematografici, entrambi de1 1989, Progetto Proust (Bompiani) e Tonio Kroger (Manni), ripresi, quasi tutti e con l'aggiunta di inediti, nei due volumi delle Opere (Classici Bompiani), stampati nel 1988 e 1990.

 

Ennio Flaiano in un disegno di Federico Fellini

[dalla Presentazione del catalogo a cura di Diana Rüesch]

"Amerigo Bartoli oggi mi ha regalato un disegno che ritrae Cardarelli al caffè in compagnia del portiere della sua casa [...]. Il disegno di Bartoli mostra Cardarelli e il portiere che per uno sbaglio si sono scambiati il copricapo": queste annotazioni di Ennio Flaiano, datate luglio 1957, fanno parte dei Fogli di via Veneto (pubblicati sull’"Europeo" del 22 luglio 1962 col titolo Gli amici della notte, poi nel volume La solitudine del satiro, Rizzoli, Milano 1973, ora confluiti nelle Opere. Scritti postumi, Classici Bompiani, Milano 1988).

Ma ecco che, quarantacinque anni dopo, il disegno in questione si può ammirare, insieme ad altri 89 provenienti dal Fondo Flaiano della Biblioteca Cantonale di Lugano, in una delle bacheche disposte nello spazio espositivo di Casa Moretti, dopo l’allestimento presso la Fondazione Uguccione Ranieri di Sorbello di Perugia, a tre anni di distanza da mostra realizzata a Vigevano, dal 1° ottobre al 28 novembre 1999 nella Sala dell’Affresco del Castello (la scelta del luogo era legata alla città d’origine della moglie dello scrittore, Rosetta Rota Flaiano, sorella dell’architetto Giovanni Rota e, a sua volta, già ricercatrice e docente universitaria di matematica di fama internazionale) e a due anni da quella che si è tenuta nel Canton Ticino, dal 24 novembre al 20 dicembre 2000, a Palazzo Franscini, sede dell’Archivio di Stato e della Biblioteca Cantonale di Bellinzona.

Pensando a un pubblico non specialista, l’accento è stato espressamente posto sui pezzi in cui più forte è la valenza caricaturale e satirica, ma anche la dimensione di testimonianza storica, politico-culturale, sociale e di costume. Sono proprio le caricature a rispecchiare nel modo più fedele lo spirito insito nella preziosa collezione del Fondo Flaiano: quello stesso spirito che aleggiava anche sulla piccola redazione del "Mondo", con Mario Pannunzio direttore, Ennio Flaiano (Pescara, 5 marzo 1910 - Roma, 20 novembre 1972) redattore capo, Alfredo Mezio critico d’arte e letterario, Giulia Massari giornalista di costume.

"Il Mondo, settimanale di politica e letteratura" aveva sede a Roma in via Campo Marzio 24: attorno a un tavolo ogni sera si riunivano anche i vari collaboratori: tra essi Nicola Chiaromonte, Sandro De Feo, Giovanni Russo, Ercole Patti, e poi ancora Giorgio Bassani, Giovanni Comisso, Alberto Moravia, Elio Vittorini, Corrado Alvaro.

Molti dei disegni nascevano proprio durante le discussioni tra i collaboratori del "Mondo": si vedano quelli di Alfredo Mezio (Solarino, Siracusa, Il marzo 1908 - Roma, 8 maggio 1978): Il gatto crociano, Ho dato il culo per il Partito!, Ennio Flaiano travestito da Stalin.

Questa mostra non è comunque un’esposizione di opere d’arte. L’incompiutezza, la frammentarietà, l’occasionalità di questi inchiostri, di queste matite, di questi acquarelli bastano da sole a indicare che non è nella forma che trovano la loro giustificazione. Prima che a opere d’arte, il visitatore si troverà di fronte a documenti che testimoniano un cinquantennio di storia italiana, interpretato a modo loro, coll’espressività via via incisiva, ardita, provocatoria, esuberante della satira. Una mostra in cui vengono ripercorsi alcuni momenti e alcune vicende che hanno riempito le pagine di cronaca e si sono iscritti in quelle della storia. Il fascismo e Mussolini, l’Italia che rinasce dalle ceneri della guerra, il confronto politico tra sinistra, democrazia cristiana e liberali, gli scandali degli anni Cinquanta, il settennato di Giuseppe Saragat, la società letteraria, vizi e virtù di personaggi più o meno noti, spesso amici degli autori dei disegni.

Disegni, quelli esposti (in particolare di Mezio e di Maccari) quasi sempre intrinsecamente legati alla parola scritta: soprattutto in Maccari, se non ci fossero anche il gioco di parole, il gusto del calembour, l’effetto ne risulterebbe dimezzato, se non annullato.

All’inizio si parlava di Amerigo Bartoli (Terni, 24 dicembre 1890 - Roma, 20 dicembre 1971) - pittore e ritrattista finissimo, noto soprattutto per le caricature pubblicate negli anni Venti sul "Selvaggio" di Maccari e poi sul "Mondo" negli anni Cinquanta e Sessanta - ma, oltre a otto suoi pezzi, l’esposizione presenta anche disegni di Fellini, Maccari e Tamburi. I quindici schizzi di Federico Fellini (Rimini, 20 gennaio 1920 - Roma, 31 ottobre 1993) risalgono quasi tutti al 1958, anno in cui Flaiano, Tullio Pinelli e il regista stavano pensando e scrivendo La dolce vita. La caricatura di Pinelli sulla sedia a dondolo venne addirittura eseguita in casa di Flaiano, a Roma, invia Montecristo 6.

I trenta tra acquarelli, inchiostri e matite di Mino Maccari (Siena, 24 novembre 1898 - Roma, 16 giugno 1989) sprigionano una inconfondibile carica multicolore e, nella loro leggerezza, paiono danzare nonostante le frecciate satiriche e caricaturali rivolte ai premi letterari, alla legge Merlin sulle case di tolleranza, alla situazione del primo e secondo dopoguerra italiano, ai partiti politici.

Non mancano, in mostra, alcuni documenti belli in se, come il minuscolo Autoritratto di Tamburi, un inchiostro degli anni Trenta che pare un Cézanne. Orfeo Tamburi (Jesi, Ancona, 28 maggio 1910 – Parigi, 15 giugno 1994), uno dei maggiori esponenti della Scuola Romana, durante i primi anni Trenta fu ospite di Flaiano nella sua camera ammobiliata. Per guadagnarsi da vivere andava all’obitorio a disegnare i cadaveri: uno dei ritratti esposti è infatti tracciato su carta intestata dell’Istituto Chirurgico del Policlinico Umberto I di Roma.

Dei tre artisti - il pittore aquilano Francesco A. Ciarletta (L’Aquila, 10 aprile 1908 - L’Aquila, 2 luglio 1986), il siciliano Antonio Scordìa (Santa Fe, Argentina, 16 agosto 1918 - Roma, 1988), e lo scultore ungherese Amerigo Toth (Fehérvárcsurgó, Ungheria, 27 settembre 1909 - Roma, 13 dicembre 1984), autore, tra l’altro, dei fregi della Stazione Termini di Roma - il Fondo Flaiano possiede unicamente i rari pezzi esposti.

Salvo i testi letterari (conservati al Fondo Manoscritti di Autori Moderni e Contemporanei dell’Università di Pavia ed entrati a far parte, in due tomi, nel 1988 e nel 1990, dei Classici Bompiani), Lugano conserva dal 1985 1’archivio di Ennio Flaiano: l’epistolario, il materiale cinematografico, la raccolta quasi completa degli articoli pubblicati dallo scrittore in poco meno di quarant’anni di collaborazioni (a periodici quali "Oggi", "La Città Libera", "Risorgimento liberale", "Il Secolo XX", "L’Europeo", "Il Mondo", "Il Corriere della Sera", "L’Espresso"), e, dal 1999, anche la biblioteca personale dello scrittore, seppur lacunosa. Accanto a questi materiali vi sono centoquattordici tra ritratti, caricature e disegni di artisti che con Flaiano hanno avuto rapporti di lavoro e d’amicizia. Nelle bacheche figura pure, esposta per la prima volta in Italia, una serie di disegni eseguiti dallo stesso scrittore e uomo di cinema che, dal canto suo, anche con la matita e i colori ci sapeva fare: basta un’occhiata per rendersene conto.