Niente può essere
diverso Ricordo di Michele Vincieri (1913-1982) Questa
mia solitudine Giornata
di studio Mostra |
"Niente può essere diverso" Casa Moretti, Sala "La Legnaia", 14 dicembre 2002 Casa Moretti ricorderà, a ventanni dalla sua scomparsa, lo scrittore romagnolo Michele Vincieri (Argenta 1913 - Ravenna 1982), con una giornata di studio ed una mostra. Michele Vincieri esordì come critico nel 1939 con un saggio sul teatro pirandelliano; appena prima, nel 1936, si era laureato a Padova dove aveva avuto come maestri Aldo Ferrabino, Concetto Marchesi e Manara Valgimigli. La sua prima commedia, Un sogno è sempre bello, è del 1946; negli anni successivi scrive i primi romanzi, attività che giunge alla maturità con titoli quali Il gioco (1959), Un treno carico d'uomini (1961), Il gigante (1975), Giulia Veleschi (1981). Ai romanzi si aggiungono anche diverse raccolte poetiche, come Recita straordinaria (1963), Canzone a Majakovskij (1969), Niente può essere diverso (1973). Vincieri fu anche autore di libri per l'infanzia, e in particolare del fortunato personaggio dell'Orso Gregorio. Come nota Giorgio Bàrberi Squarotti, Vincieri "è stato uno degli ultimi, forse l'ultimo di quei letterati che si sono posti come compito non soltanto la scrittura, ma anche il suscitare sempre nuove forze negli altri, nuovi interessi, nuove curiosità, nuovi impegni: che è, poi, la funzione del "maestro"". A Ravenna, infatti, fu uno dei promotori del ciclo delle "Letture Classensi", iniziativa che tuttora prosegue con successo, e da sempre fece parte della giuria del "Premio Cervia". Per volontà del figlio Paolo, nel 1999 larchivio di Michele Vincieri è stato donato a Casa Moretti, che oltre alloriginario fondo morettiano, già mette a disposizione degli studiosi anche altri archivi, come questo, utili ad illustrare e ricostruire un panorama letterario novecentesco della Romagna, che fu ampio e fecondo anche per le sue figure meno note al grande pubblico. La giornata di studio si terrà sabato 14 dicembre nella sala della "Legnaia" di Casa Moretti, alle ore 15. Questi gli interventi: Filippo Secchieri, Nulla può essere diverso. Un profilo di Vincieri; Pino Boero, Lorso Gregorio e il magnifico Ortensio: una strana compagnia; Brunella Garavini, Larchivio Vincieri a Casa Moretti; Giorgio Valgimigli, Vincieri, Valgimigli e la cultura ravennate. Introduce e presiede Lino Rossi. Con materiale dell'archivio Vincieri sarà inoltre allestita una mostra, visibile a Casa Moretti per tutto il periodo natalizio, dal 14 dicembre al 12 gennaio, con il seguente orario: sabato, domenica e festivi dalle ore 15.30 alle 18.30. |
La
formazione e lesordio allinsegna del
classicismo Michele Vincieri nacque ad Argenta, in provincia di Ferrara, nel 1913. Dopo la prima formazione scolastica allIstituto dei Padri Cavanis di Venezia, si iscrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofia dellUniversità di Padova, dove ebbe come maestri Aldo Ferrabino, Concetto Marchesi e Manara Valgimigli, che lo iniziarono agli studi classici. Risentono di questo magistero soprattutto le prime pubblicazioni, ma limpronta della classicità rimarrà su tutta la produzione vincieriana in verso e in prosa, oltreché negli studi. Il teatro, o del concetto di "indissolubilità fra arte e vita" Partendo
dallargomento della tesi di laurea, Vincieri
pubblicò nel 1939 uno studio sul teatro di Luigi
Pirandello. Seguì, lanno successivo, una ricerca
sul teatro di DAnnunzio, e nel 1941 un volume
dedicato al Teatro italiano contemporaneo. Vincieri si
sperimentò anche sulla tastiera della scrittura per il
teatro con alcuni drammi: Un sogno è sempre bello
(1946), Re Giovanni (1955). Inediti invece rimangono
alcune commedie come Sono furbo io! e Nella città dei
Gonzaga, e alcuni soggetti cinematografici. La ricerca della poesia, fra meditazione filosofica e sentimento religioso Possiamo definire la vicenda poetica di Vincieri con lo stesso titolo della sua prima raccolta del 1943, lItinerario di un uomo verso limmenso. Il suo percorso, infatti, si muove sempre alla "ricerca della sostanza della propria umanità", fra la rievocazione di una classicità rassicurante e la necessità di interrogarsi come moderno - su un senso ignoto e inquietante che sempre sfugge, fino ad arrivare alla calma consapevolezza della fatale condizione delluomo, meglio definita nel suo titolo del 1983: Niente può essere diverso, che ne fissa lepilogo poetico. In mezzo stanno numerose tappe: Bianchi corsieri (1951); Sotto lo zodiaco (1953); Il pianeta di fuoco (1957); Recita straordinaria (1963); Spina (1966); Canzone a Majakovskij (1969); Oltre la terra non cè nome (1977). La narrazione: nellinvenzione surreale un messaggio etico che diventa favola Sostiene Vincieri che in
provincia "lo scrittore attinge acqua soltanto dal
suo pozzo, e quellacqua è la sua vita". Nei
romanzi di Vincieri in realtà non cè elemento
autobiografico se non nel senso che i suoi personaggi
"trovano una loro simbolica evidenza" nella
vicenda in cui la condizione sociale, le idee politiche e
filosofiche rappresentano i termini con cui riconoscere e
valutare assolutamente il reale. Uno studio attento in
cui si innescano il senso dellironia e del dramma,
ereditati dal teatro. Una strana compagnia: lorso Gregorio e il magnifico Ortensio. Forse la parte della
produzione letteraria vincieriana più nota al grande
pubblico è quella dedicata ai ragazzi. Chi non ricorda
infatti lorso Gregorio? La passione del "maestro" Vincieri è stato - come
sostiene Bàrberi Squarotti - "uno degli ultimi,
forse lultimo, di quei letterati che si sono posti
come compito non soltanto la creazione e la scrittura ma
anche il suscitare sempre nuove forze negli altri, nuovi
interessi, nuove curiosità, nuovi impegni: che è, poi,
la funzione del "maestro"". |