Niente può essere diverso
Ricordo di Michele Vincieri (1913-1982)

Questa mia solitudine
di dolore e d’amore,
questo mio silenzio
che ascolta il canto
e le armonie del mondo,
questa mia anima di lacrime e di tempo.
Questo, tutto questo
così vero e così vivo
che sarà, se sarà,
solo il mio nome.

Giornata di studio
Casa Moretti - Sala "La Legnaia"
sabato 14 dicembre - ore 15

Introduce e presiede Lino Rossi

Niente può essere diverso. Un profilo di Vincieri
Filippo Secchieri

L’orso Gregorio e il magnifico Ortensio:
una strana compagnia

Pino Boero

L’archivio Vincieri a Casa Moretti
Brunella Garavini

Vincieri, Valgimigli e la cultura ravennate
Giorgio Valgimigli

Mostra
Casa Moretti

14 dicembre 2002 – 12 gennaio 2003
sabato, domenica e festivi 15.30-18.30

 

Il comunicato stampa
I testi della mostra
L'archivio Vincieri a Casa Moretti

"Niente può essere diverso"
Ricordo di Michele Vincieri (1913-1982)

Casa Moretti, Sala "La Legnaia", 14 dicembre 2002

Casa Moretti ricorderà, a vent’anni dalla sua scomparsa, lo scrittore romagnolo Michele Vincieri (Argenta 1913 - Ravenna 1982), con una giornata di studio ed una mostra.

Michele Vincieri esordì come critico nel 1939 con un saggio sul teatro pirandelliano; appena prima, nel 1936, si era laureato a Padova dove aveva avuto come maestri Aldo Ferrabino, Concetto Marchesi e Manara Valgimigli. La sua prima commedia, Un sogno è sempre bello, è del 1946; negli anni successivi scrive i primi romanzi, attività che giunge alla maturità con titoli quali Il gioco (1959), Un treno carico d'uomini (1961), Il gigante (1975), Giulia Veleschi (1981). Ai romanzi si aggiungono anche diverse raccolte poetiche, come Recita straordinaria (1963), Canzone a Majakovskij (1969), Niente può essere diverso (1973). Vincieri fu anche autore di libri per l'infanzia, e in particolare del fortunato personaggio dell'Orso Gregorio.

Come nota Giorgio Bàrberi Squarotti, Vincieri "è stato uno degli ultimi, forse l'ultimo di quei letterati che si sono posti come compito non soltanto la scrittura, ma anche il suscitare sempre nuove forze negli altri, nuovi interessi, nuove curiosità, nuovi impegni: che è, poi, la funzione del "maestro"". A Ravenna, infatti, fu uno dei promotori del ciclo delle "Letture Classensi", iniziativa che tuttora prosegue con successo, e da sempre fece parte della giuria del "Premio Cervia".

Per volontà del figlio Paolo, nel 1999 l’archivio di Michele Vincieri è stato donato a Casa Moretti, che oltre all’originario fondo morettiano, già mette a disposizione degli studiosi anche altri archivi, come questo, utili ad illustrare e ricostruire un panorama letterario novecentesco della Romagna, che fu ampio e fecondo anche per le sue figure meno note al grande pubblico.

La giornata di studio si terrà sabato 14 dicembre nella sala della "Legnaia" di Casa Moretti, alle ore 15. Questi gli interventi: Filippo Secchieri, Nulla può essere diverso. Un profilo di Vincieri; Pino Boero, L’orso Gregorio e il magnifico Ortensio: una strana compagnia; Brunella Garavini, L’archivio Vincieri a Casa Moretti; Giorgio Valgimigli, Vincieri, Valgimigli e la cultura ravennate. Introduce e presiede Lino Rossi.

Con materiale dell'archivio Vincieri sarà inoltre allestita una mostra, visibile a Casa Moretti per tutto il periodo natalizio, dal 14 dicembre al 12 gennaio, con il seguente orario: sabato, domenica e festivi dalle ore 15.30 alle 18.30.

La formazione e l’esordio all’insegna del classicismo

Michele Vincieri nacque ad Argenta, in provincia di Ferrara, nel 1913. Dopo la prima formazione scolastica all’Istituto dei Padri Cavanis di Venezia, si iscrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Padova, dove ebbe come maestri Aldo Ferrabino, Concetto Marchesi e Manara Valgimigli, che lo iniziarono agli studi classici. Risentono di questo magistero soprattutto le prime pubblicazioni, ma l’impronta della classicità rimarrà su tutta la produzione vincieriana in verso e in prosa, oltreché negli studi.

Il teatro, o del concetto di "indissolubilità fra arte e vita"

Partendo dall’argomento della tesi di laurea, Vincieri pubblicò nel 1939 uno studio sul teatro di Luigi Pirandello. Seguì, l’anno successivo, una ricerca sul teatro di D’Annunzio, e nel 1941 un volume dedicato al Teatro italiano contemporaneo. Vincieri si sperimentò anche sulla tastiera della scrittura per il teatro con alcuni drammi: Un sogno è sempre bello (1946), Re Giovanni (1955). Inediti invece rimangono alcune commedie come Sono furbo io! e Nella città dei Gonzaga, e alcuni soggetti cinematografici.
Pregevole la raccolta di riviste d’argomento teatrale conservate nell’archivio dello scrittore, fra queste "Dramma", "Ridotto", "Sipario", "Scenario".

La ricerca della poesia, fra meditazione filosofica e sentimento religioso

Possiamo definire la vicenda poetica di Vincieri con lo stesso titolo della sua prima raccolta del 1943, l’Itinerario di un uomo verso l’immenso. Il suo percorso, infatti, si muove sempre alla "ricerca della sostanza della propria umanità", fra la rievocazione di una classicità rassicurante e la necessità di interrogarsi – come moderno - su un senso ignoto e inquietante che sempre sfugge, fino ad arrivare alla calma consapevolezza della fatale condizione dell’uomo, meglio definita nel suo titolo del 1983: Niente può essere diverso, che ne fissa l’epilogo poetico. In mezzo stanno numerose tappe: Bianchi corsieri (1951); Sotto lo zodiaco (1953); Il pianeta di fuoco (1957); Recita straordinaria (1963); Spina (1966); Canzone a Majakovskij (1969); Oltre la terra non c’è nome (1977).

La narrazione: nell’invenzione surreale un messaggio etico che diventa favola

Sostiene Vincieri che in provincia "lo scrittore attinge acqua soltanto dal suo pozzo, e quell’acqua è la sua vita". Nei romanzi di Vincieri in realtà non c’è elemento autobiografico se non nel senso che i suoi personaggi "trovano una loro simbolica evidenza" nella vicenda in cui la condizione sociale, le idee politiche e filosofiche rappresentano i termini con cui riconoscere e valutare assolutamente il reale. Uno studio attento in cui si innescano il senso dell’ironia e del dramma, ereditati dal teatro.
Nell’invenzione narrativa dei romanzi L’imbecillità meravigliosa (1949), Via della misericordia (1954), Questo tremendo amore (1956), Il gioco (1959), Un treno carico di uomini (1961), I manichini (1971), Il gigante (1975), fino all’ultimo Giulia Veleschi, pubblicato poco prima della sua morte, Vincieri utilizza gli elementi surreali che lo condurranno alla scrittura per l’infanzia.

Una strana compagnia: l’orso Gregorio e il magnifico Ortensio.

Forse la parte della produzione letteraria vincieriana più nota al grande pubblico è quella dedicata ai ragazzi. Chi non ricorda infatti l’orso Gregorio?
Il ricorso alla finzione della favola si accorda con la volontà dell’insegnamento morale sempre sentito dall’autore. I personaggi infatti sembrano caricaturare, come nel repertorio delle favole antiche, la classe politica e i costumi di una società che Vincieri non rinuncia a prendere di mira con la sua particolarissima "satira".
Fra i titoli per ragazzi: Le confessioni dell’Orso Gregorio (1963), Il magnifico Ortensio (1966), Animali meravigliosi (1966), Una strana compagnia (1967).

La passione del "maestro"

Vincieri è stato - come sostiene Bàrberi Squarotti - "uno degli ultimi, forse l’ultimo, di quei letterati che si sono posti come compito non soltanto la creazione e la scrittura ma anche il suscitare sempre nuove forze negli altri, nuovi interessi, nuove curiosità, nuovi impegni: che è, poi, la funzione del "maestro"".
A Ravenna, città d’elezione, dove fu per quarant’anni da prima insegnante, poi preside dell’Istituto Tecnico "Ginanni", tutti ricordano il suo forte impegno di educatore e di promotore di cultura. Membro dei consigli direttivi dei principali istituti culturali ravennati, come la Biblioteca Classense, l’Opera di Dante, e l’Ente Casa Oriani, fu lui, ad esempio, a proporre di chiamare Manara Valgimigli alla direzione della Classense. Promosse inoltre il ciclo di Letture Dantesche, che continua ancora oggi. Fece parte di numerose commissioni e della giuria del Premio Cervia e del Premio Savignano.